Opera piuttosto accademico con troppo di dettagli, ma nonostante interessante. Ci sono certi aspetti interessanti:
Dante ha iniziato la sua vita politica come sostenitore dei governi di forma repubblicana come quello di Firenze, governi fatti di rappresentanti della classe mercantile che formarono consigli. Ma dopo il suo esilio, sembra che tornasse verso il partito soprattutto aristocratico che preferì i sistemi autocratici con un capo di stato e il potere ereditato.
Veramente è straordinario quanto si può sapere sulla vita di Dante, o almeno la parte trascorso a Firenze. Mi pare inimmaginabile quanti documenti rimangono di quell'epoca ora 700 anni fa. Credo che sia una caratteristica di quei governi mercantili di, tutto come negli affari, di voler documentare tutto. E di più. tutti quei documenti sembrano aver stato esaminato, codificato e referenziato dagli storici moderne. A parte di quei documenti che notano contratti, presti, acquisti e ogni tipo di attività ufficiale, è possibile costruire il cerchio sociale e la posizione politica di Dante, i suoi amici e nemici.
L'altra cosa che mi sorprende, e anche che mi fa ridere un po', è che, quando consideri gli eventi nella vita di Dante, tanto negativo quanto positivo, diviene evidente che da un lato, la grande opera di Dante è un'opera di vendicazione dove il poeta si vendica de quelli che gli hanno fatto danni, mettendoli nell'Inferno. E certo, quelli che gli hanno aiutato soprattutto durante il suo esilio, s'incontrano nel Paradiso, o almeno nel Purgatorio.
Era veramente un uomo a cavallo tra due epoche. Iniziò la letteratura moderno con il suo uso letterario del volgare, ma nello stesso tempo, rimasse fissato su aspetti del mondo medioevo, ad esempio il concetto della vera nobiltà. E certo, ebbe un concetto del mondo strettamente circoscritto dalla religione e dalla chiesa cattolica.